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Francesco nacque ad Hasselt, capitale del Limburgo, in Belgio nel 1502. Ricevuta una buona formazione umanistica, appena sedicenne si iscrisse all’Università di Lovanio e attese allo studio delle Arti, come studente povero, al Paedagogicum “Het Varken” (Il porco). Terminato il corso delle Arti, riconosciuto “primis in artibus”, insegnò nello stesso ateneo dialettica e fisica. Nel frattempo “sedotto dallo Spirito del Signore”, iniziò gli studi teologici e fu ordinato prete della diocesi di Liegi il 3 febbraio 1523. Lo stesso anno, o quello successivo, entrò tra gli Osservanti del Convento di lovanio. Dopo l’anno di noviziato gli fu affidato l’insegnamento della Teologia, e negli anni 1527-28 si trovò in controversia tra gli altri con Erasmo da Rotterdam circa lo studio della Scrittura e dei Padri della Chiesa. Nel 1536, professore affermato, dopo una serie di brillanti pubblicazioni, in gran segreto si trasferì in Italia per entrare tra i Cappuccini, preferendo la vita ascetica alla vita di scienza. Accolto dal Vicario generale dei Cappuccini frà Bernardino d’Asti, si dedicò al servizio dei malati (dei quali diceva: “questi sono i miei libri”) nell’ospedale romano degli Incurabili. Fervente osservante della povertà, del Testamento di San Francesco seguì soprattutto l’indicazione di guadagnarsi da vivere con il lavoro delle proprie mani, un lavoro di tipo servile che propose anche ai suoi frati, allorquando suo malgrado fu chiamato ad assumere l’incarico di vicario provinciale di Roma, intorno alla festa di Pentecoste del 1537. Recatosi per la Sacra visita nel Convento di Articoli di Campagna ai frati che l’accolsero gioiosi predisse la sua morte imminente, che avvenne infatti proprio lì il 12 settembre 1537. Fu sepolto nel Convento e le sue ossa ora si conservano in un urna, dopo essere state sottoposte a ricognizione canonica nel il 15 maggio 1772 e, di nuovo, il 6 settembre 1899. Avviato nel 1773 il processo per la sua canonizzazione, verrà dichiarato Venerabile. Il cronista Bernardino da Colpetrazzo scrive che il corpo del Tittelmans rimase incorrotto per più di dieci anni, circondato da gran venerazione dalla gente di Articoli, e presso la sua tomba si verificarono anche alcuni miracoli (di cui una copia manoscritta è conservata nell’archivio del convento).


TRE MIRACOLI OPERATI IN ANTICOLI DI CAMPAGNA
DAL P. FRANCESCO TITELMANO

 

1. Don Luca Borghese Arciprete del clero di Anticoli, essendo d’età d’anni 70 in circa aveva gran fede e devozione a quel servo di Dio, e similmente un acceso desiderio di vedere il suo corpo che sta sepolto nella Chiesa dei PP. Cappuccini detta S. M. in Campanica.
Pertanto ispirato da Dio si risolse un giorno d’andare in detto luogo de’ frati e partitosi d’Anticoli accompagnato da altri della stessa terra vi andò. Il P. Guardiano aperta la tomba il detto Arciprete calò a basso e toccò quel Beato corpo e toccandosi poi gli occhi con gran devozione e fede si sentì recuperare totalmente la luce degli occhi in modo che in avvenire non si vide che mai più adoperasse occhiali in tutto il tempo della sua vita essendo vissuto anni cento celebrando Messa senza occhiali e palesando a tutti il miracolo.

2. Circa gl’annì del Signore 1602 Donna Laura di Fabrizio Mancini di Anticoli aveva portato dodici anni una infermità dell’occhio destro co. quale poco o niente discerneva; aveva però molta fede e devozione al servo di Dio. Un giorno la sua madre chiamata Donna Gabriella, accompagnata da un’altra donna andò al Convento dei Cappuccini in Contrada Maria Campanica e chiamato il P. Guardiano pregallo che loro volesse dure un po’ di bambace che toccato avesse la testa del Beato Provinciale Titelmans che in sagrestia si conserva, dicendo d’avere una figlia l’occhio della quale era talmente impedito che poco o niente ci vedeva, ma il Guardiano rispose di non avere bambace, allora la donna tornata a casa trovò un poco di bambace e portalla al Convento dandola al Guardiano il quale disse alla Donna che la mattina seguente gliel’avrebbe restituita. Si partì la donna e subito il guardiano pose la detta bambace sopra la testa del santo e particolarmente nelle cavità degli occhi lasciandola ivi stare tutta la notte e la mattina poi venuta la donna le fu restituita la detta bambace, tornata a casa la diede alla figlia la quale subito se la pose all’occhio destro del quale prima poco o quasi niente poteva servirsi e tosto restò guarita; accennando come Dio per i meriti di intercessione del suo servo restituita l’aveva la luce dell’occhio.

3. Nell’anno del Signore 1614 del mese di settembre Donna Cattarina figlia del fu Sforza di Sebastiano di Anticoli ritrovandosi inferma del male della gola con tanto suo dolore che con difficoltà poteva pigliare il cibo e standosi aggravata per lo spazio di tre giorni incirca, sentì dire che Donna Laura teneva un poco della bambace che toccato aveva la testa del Beato Francesco, con molta fede e devozione andò a domandare detta bambace ed avutala tornassene a casa e ponendola sopra la gola dove aveva il male incontinente le prese tanto tremore che le durò per lo spazio di mezz’ora in circa. Finalmente per consiglio della madre discutendo alquanto quel pezzo di tela trasse fuori un poco di bambace e subito se la pose sopra la gola e a poco a poco restò guarita da quel male.